Un anno, una notte
Isaki Lacuesta
Spagna
Ramón e Céline, lui spagnolo, lei francese, sono sopravvissuti all'attacco terroristico al teatro Bataclan di Parigi, la sera del 13 novembre 2015. Da allora, la loro vita non è più la stessa, entrambi vivono il trauma a proprio modo e occupano mondi differenti. Ramón, ferito e scioccato, cambia vita, lascia il lavoro, va in terapia, si dedica all'insegnamento, sa di non poter dimenticare; Céline, invece, va avanti, continua nel suo lavoro di assistente sociale, sostiene il suo compagno ma alla lunga crolla anche lei. Come possono, Ramón e Céline, tornare a parlarsi e capirsi, a vivere insieme nonostante tutto?
con Nahuel Pérez Biscayart, Noémie Merlant, Quim Gutiérrez, Alba Guilera, Natalia de Molina
7€; ridotto 5.50€
Tratto dal romanzo "Paz, amor y death metal" di Ramón González, che con la fidanzata è realmente sopravvissuto al massacro del Bataclan, il film è il resoconto di ciò che avviene dopo un trauma: l'inevitabile negoziazione tra il ricordo e la realtà, nello spazio e nel tempo di una città ferita.
Ramón e Céline, i protagonisti di Un anno, una notte, che portano gli stessi nomi di chi l'orrore del Bataclan l'ha visto negli occhi e ha avuto la fortuna di poterlo raccontare, sono due sopravvissuti: la loro vita è bloccata a quella sera, in quella sala da concerto trasformata in mattatoio, dove dieci minuti sono valsi una vita intera, ogni ambiente è diventato una trappola, ogni notte un anno, ogni anno una notte.
Chiusi nel loro appartamento di Parigi vivono braccati dalla loro stessa immagine e da ciò che li circonda. In strada sono sorpresi dai riflessi nelle vetrine, dalle strade che si aprono alle loro spalle, dalla pioggia che cade copiosa. Avvolti nella carta stagnola che la polizia ha dato loro per scaldarsi nella notte di novembre, all'inizio del film attraversano la città come fantasmi, o meglio come alieni - alieni a sé stessi e a tutti gli altri vestiti come loro, sopravvissuti come loro.
Un anno, una notte mostra come gli attacchi terroristici di Parigi abbiano prima di tutto modificato la percezione della città, che da luogo di condivisione è diventato un luogo minaccioso. Per strada Céline e Ramon si guardano sempre attorno, mentre nella loro casa la macchina da presa li scruta da vicino, passando in rassegna i loro corpi quasi con stupore. Come se fossero l'involucro di una nuova vita. La stessa città è vista da una prospettiva diversa, filmata attraverso scorci, mai vista interamente, anch'essa aliena alla propria immagine tradizionale. A dover essere ridefinita è del resto la Francia stessa, come dice Céline durante una lite con Ramón, che invece è straniero e si sente a parte come i ragazzi della casa d'accoglienza in cui la stessa Céline presta servizio, francese e figlia di immigrati, senza famiglia e senza prospettive.
Recensione di Roberto Manassero