MANODOPERA

L'emigrazione italiana in Francia in un film in stop motion poetico e personale. Parole chiave: Animazione, Emigrazione, Lavoro, Integrazione, Discriminazioni, Operai
MANODOPERA
Data:
29/11/2024
Orario:
09:30
Rassegna:
OfficinaVisionaria
Regia:

Alain Ughetto

Anno:
2022
Origine:

Francia, Italia, Belgio, Svizzera, Portogallo

Durata:
70'
Fasce di pubblico:
Scuola primaria, Scuola d'infanzia

Ughettera alla fine dell'800. Lì vive la famiglia Ughetto che attraverserà, con la propria condizione di contadini ed operai, la prima metà del '900. Vivranno le guerre a cui gli uomini saranno chiamati e saranno costretti dalla povertà ad andare a cercare il lavoro dove c'è, cioè all'estero, dove però si trova anche la discriminazione per i 'macaroni'.

Cast e Credits

con Ariane Ascaride, Alain Ughetto, Stefano Paganini, Diego Giuliani, Christophe Gatto

Costo

4€, gratuito per gli insegnanti

Informazioni aggiuntive

Premio della giuria ad Annecy e premio agli European Film Awards.

Questo titolo può essere richiesto anche in date diverse da quelle proposte. Si invitano le scuole a contattare l'Ufficio Cinema per verificare la disponibilità e per concordarne la proiezione.

Critica

Quella che con un tono altisonante potrebbe definirsi la 'saga' degli Ughetto viene narrata con profonda dolcezza e partecipazione da un discendente.

La Borgata Ughettera non è un luogo immaginario. È una frazione di Giaveno a poca distanza da Torino ed ai piedi del Monviso. È lì che Alain Ughetto, nato a Lione, è tornato per iniziare a ricostruire le vicende che hanno visto come protagonisti i suoi antenati. Non solo la nonna, con la quale intreccia un dialogo ideale grazie alla calda voce di Ariane Ascaride, ma anche coloro che l'hanno preceduta.

Grazie all'utilizzo della stop motion e di pupazzi in plastilina alti 23 centimetri ha raccontato con dolcezza, ma anche con precisione storica, l'Italia di coloro che vennero definiti come gli ultimi. Di quelli cioè di cui lo Stato si ricordava quando doveva mandarli a morire nelle tante guerre che hanno costellato la prima metà del secolo scorso. Salvo poi non offrire loro altro che la strada dell'emigrazione. Un'emigrazione che li vedeva accogliere perché necessari e al contempo respingere con divieti come quello che compare nel titolo che il padre spiega ai figli con una pietosa bugia. Diventa allora indispensabile chiamare il luogo dove si vive 'Paradiso' per conservare almeno la speranza che lo divenga un giorno.

In un film dedicato allo scrittore partigiano e piemontese Nuto Revelli tornano alla mente le parole di un altro scrittore, lo svizzero Max Frisch che, nel momento di massimo afflusso di emigrati italiani nella sua patria, pronunciò una frase destinata a diventare un monito e un'occasione di profondo ripensamento: "Cercavamo braccia. Arrivarono persone".

Recensione di Giancarlo Zappoli