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Da diversi anni, Spazio Gerra a Reggio Emilia si occupa di tematiche legate alla storia del lavoro e dell’industria del 900 e al loro riflesso sulla nostra quotidianità, con una serie di mostre che valorizzano gli archivi storici della città, primo su tutti quello delle Officine Reggiane, in collaborazione con Istoreco e la Biblioteca Panizzi. Ha inoltre condotto indagini più tematiche quali quelle legate alla protesta femminile, nata nelle fabbriche e alle conseguenti conquiste degli anni ‘70, in collaborazione con CGIL Reggio Emilia, o la mostra Pausa Pranzo Cibo e lavoro nel secolo delle fabbriche, realizzata in collaborazione con Isec Milano (Istituto per la storia dell’età contemporanea).

Ed è proprio con l’Istituto milanese che Spazio Gerra continua la collaborazione su un altro tema di storia del lavoro, ancora più che mai drammaticamente attuale: quello degli infortuni e della sicurezza sul lavoro. Sabato 1 febbraio, alle ore 18.00, a Spazio Gerra si inaugura la mostra Lavoro? Sicuro! Prevenzione, comunicazione, protesta nel ‘900, che è stata presentata questa mattina nel corso della conferenza stampa dall’ assessore alla Cultura del Comune di Reggio Emilia Marco Mietto, dal segretario generale della CGIL reggiana Cristian Sesena, da Stefania Carretti per Spazio Gerra e Davide Mariotti, responsabile Sicurezza di CGIL reggiana.

L’esposizione - promossa da Spazio Gerra, ICS – Innovazione Cultura Società ETS e Comune di Reggio Emilia con il contributo di CGIL Reggio Emilia e Regione Emilia-Romagna. a cura di Giorgio Bigatti, Fondazione ISEC (Istituto per la storia dell’età contemporanea Milano) e MUSIL (Museo dell’Industria e del lavoro Brescia) - presenta un’accurata selezione di documenti e immagini tratti da istituzioni pubbliche, musei, archivi di impresa e collezioni private, e documenta la presa di coscienza del problema degli infortuni, le prime forme di intervento privato, le connessioni con la nascita e lo sviluppo della medicina del lavoro, la graduale istituzionalizzazione delle forme di assicurazione e tutela dei lavoratori da parte di enti statali e parastatali.

“Questa mostra è molto importante per noi - afferma Marco Mietto, assessore alla cultura del Comune di Reggio Emilia -. Con questa esposizione, inizia un percorso che l’amministrazione intende proseguire nei prossimi anni per offrire alla città l’occasione per riflettere su un tema di grandissima attualità e importanza: la sicurezza in tutte le sue dimensioni. Come già detto, i cittadini hanno diritto alla sicurezza, reclamano la sicurezza per loro e i loro figli, ma noi non possiamo restare inchiodati a una visione univoca e parziale della sicurezza. Dobbiamo piuttosto aprire a una riflessione a 360 grandi. Cominciamo con questa mostra sulla sicurezza sul lavoro e più in generale sul mettere in sicurezza i corpi di ciascuno di noi. Prossimamente uno degli incontri sarà dedicato alla salute e ad aprile sul tema della propaganda. In questo percorso non potevano non coinvolgere Cgil ”.
“Il tema della salute e sicurezza è centrale nella nostra attività quotidiana. Occuparsene attraverso iniziative di matrice culturale come questa mostra, a cui abbiamo prontamente collaborato convinti dell’importanza di affrontare il tema attraverso più linguaggi, è fondamentale - sottolinea Cristian Sesena, segretario generale della Cgil di Reggio Emilia - La salute e la sicurezza passano, oltre che dalla sensibilizzazione e dalla cultura del rispetto della vita umana, anche e soprattutto dalle normative, è per questo che uno dei cinque quesiti referendari promossi dalla Cgil sarà proprio su questo tema cruciale. Chiediamo infatti una stretta sulla responsabilità dei committenti rispetto ai lavoratori di appalti e subappalti che si infortunano”.

Il percorso espositivo

Il percorso espositivo - ha sottolineato Stefania Carretti di Spazio Gerra - si muove lungo tre assi: la messa a fuoco di misure di prevenzione da parte tecnici specializzati (ingegneri e medici); la comunicazione alle aziende e ai dipendenti in tema di sicurezza del lavoro; infine, le forme della protesta e della richiesta di misure di protezione da parte delle organizzazioni sindacali. In particolare, la mostra documenta l’evoluzione della comunicazione antinfortunistica, sollecitata dal radicalizzarsi del conflitto operaio nel corso degli anni Sessanta e il suo ruolo cruciale nel promuovere la cultura della sicurezza.

Da questo punto di vista, assume particolare rilievo il lavoro di artisti come John Alcorn, celebrato graphic designer americano impegnato in pubblicità, che nell’opera Incidente del 1972 trasferisce la sua estetica pop in ambito sociale. O come Eugenio Carmi, uno dei protagonisti del graphic design italiano del dopoguerra, nonché esponente di spicco dell’astrattismo, che nel 1965 produce per l’Italsider di Genova una serie molto nota di otto cartelli che ribaltano l’approccio usato fino a quell’epoca sulla segnaletica antinfortunistica, spostando l’accento dalla descrizione del pericolo alle parti del corpo a rischio.

Una sezione fotografica della mostra presenta inoltre una quindicina di immagini di Uliano Lucas e Toni Nicolini, due fotoreporter milanesi che tra gli anni ’60 e gli anni ’80 hanno ritratto le condizioni di lavoro nelle grandi fabbriche. Nel suo testo per il catalogo, Uliano Lucas rimarca come a partire dagli Sessanta, e seguendo la lezione del fotogiornalismo internazionale, “generazioni di reporter siano entrati con difficoltà nei luoghi della produzione per raccontarne i meccanismi” e la fotografia sia diventata anche in Italia un “potente strumento per raccontare il lavoro (…) un mezzo per mostrare al grande pubblico, attraverso libri, manifesti, articoli giornalistici, le realtà del lavoro manuale, l’universo a parte della fabbrica. (…) Uno strumento di conoscenza, di presa di coscienza, testimonianza e denuncia.”

Il percorso espositivo comprende anche allestimenti che rimandano alle morti sul lavoro e si chiude con una curiosa selezione di ex voto risalenti a diverse epoche degli ultimi due secoli, che testimoniano l’urgenza di rappresentare la dinamica degli eventi traumatici e, ringraziare per la “grazia ricevuta”, la potenza divina cui è attribuita la salvezza.

La mostra a Spazio Gerra si arricchisce con un segmento locale di documenti originali, manifesti, fotografie e cartelli provenienti dagli archivi di CGIL di Reggio Emilia, dall’Archivio Storico Officine Reggiane e della Biblioteca Panizzi. Di particolare rilievo l’album fotografico che documenta la performance artistica Cristo di Marghera realizzata nel 1972 da Giovanni Rubino e Corrado Costa, per protestare contro l’inquinamento della zona industriale, installando con l’aiuto degli operai un manichino sulla croce con maschera antigas. O l’articolo del Giornale di Reggio del 1917 che riporta di un incidente mortale di un lavoratore tredicenne alle Officine Reggiane. Una sezione poi sarà dedicata al tema dell’amianto e delle morti che ancora affliggono il territorio reggiano.

Accompagna la mostra il volume Lavoro, sicurezza, salute nell’Italia delle fabbriche, a cura di Giorgio Bigatti (Mimesis, 2024) che affronta dal punto di vista storico il tema degli incidenti sul lavoro concentrandosi in particolare sugli anni ‘60 e ‘70, quando il conflitto sociale e le rivendicazioni per il diritto alla salute aprono una stagione di riforme e parallelamente si rinnova il ruolo della comunicazione antinfortunistica e della fotografia di reportage come strumento di documentazione e denuncia.

La mostra a ingresso libero, rimane aperta fino al 23 marzo con i seguenti orari: venerdì, sabato e domenica ore 10-13 e 15-19.

Sono previste visite guidate per classi delle scuole secondarie di primo e secondo grado. Per maggiori informazioni scrivere a: spaziogerra@comune.re.it o consultare il sito web www.spaziogerra.it.

Ultimo aggiornamento: 29-01-2025, 19:16