Oltre ai quattro principali “dispositivi” proposti per il modello base dei “Parchi a misura di clima’’ in uno dei parchi realizzati a Reggio Emilia (Parco Biagi) si è potuto introdurre come ulteriore “dispositivo’’ paesaggistico-ambientale una area umida e semi-umida, per sfruttare in estate l’azione mitigatrice dell’acqua sul microclima.

Il Parco Biagi è infatti caratterizzato dalla presenza, sul lato a nord, di un canale aperto di natura irrigua gestito dal Consorzio di Bonifica Emilia Centrale, il cui livello delle acque è sostenuto nel periodo primaverile/estivo, mentre nella restante parte dell’anno è di poche decine di centimetri.

La presenza del canale irriguo è stata considerata fin da subito una rilevante opportunità per l’estensione e l’arricchimento dell’intervento in termini adattativi, proponendo quindi anche la creazione di un’area umida e semi-umida.

Con tale ulteriore “dispositivo’’ si vuole quindi sperimentare in ambito urbano l’introduzione di un habitat tipico dei canali di pianura sia per l’azione termo-regolatrice dell’acqua sia per arricchire le varietà della flora e della fauna presenti. Si potrà valutarne così, in un contesto urbano, l’efficacia nel contrasto delle isole di calore.

L’area umida e semi-umida realizzata nel Parco Biagi ha una configurazione articolata in due parti. Il settore più occidentale è costituito da uno stagno più profondo, il cui fondo è completamente impermeabilizzato, dove è costante la presenza di acqua. Il settore orientale, invece, è un fossato allungato meno profondo che riceve solo

le acque di sfioro/esubero dello stagno, e quindi si può considerare un’area umida e semi-umida in senso stretto.

Le due zone sono separate da un setto che garantisce l’equilibrio tra le due parti.

La superficie dello stagno è di circa 150 m2 con profondità massima di 1,2 m con scarpate a dolce declivio.

Il livello delle acque è soggetto a variazioni cicliche nel corso dell’anno che ne muteranno l’aspetto influendo sulla composizione vegetale delle sue sponde.

Il dimensionamento e la tipologia dell’intervento sono stati pensati per evitare il pericolo del ristagno e della stratificazione delle acque.

Il sistema proposto come ulteriore “dispositivo’’ paesaggistico-ambientale crea quindi diversi habitat, dal prato allo stagno, assumendo valenze tipiche delle zone di transizione tra corpi d’acqua e l’ambiente terrestre. In natura questi ambienti sono ambiti ricchi di flora, con potenzialità di ospitare varie specie di anfibi e uccelli ecc.

Le specie previste sono state selezionate tra quelle più adatte agli ambienti semi-umidi e di transizione. Sono state inserite specie più propriamente acquatiche, piante sommerse, piante di rive periodicamente immerse o con terreno sempre molto umido; al contorno, numerose specie erbacee prative, per facilitare la colonizzazione e l’avvio di un prato stabile che dovrà contornare l’intera area.