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Il 28 luglio 1943, tre giorni dopo l’approvazione dell’ordine del giorno Grandi che sfiduciò Mussolini, volevano manifestare pacificamente per la fine della guerra, insieme a tanti altri operai. Invece davanti ai cancelli delle Officine meccaniche Reggiane in via Agosti, in nove persero la vita, sotto i colpi d’arma da fuoco dell’esercito, autorizzato dal nuovo governo Badoglio a sparare contro assembramenti di manifestanti di più di tre persone.
Morirono Antonio Artioli, Vincenzo Bellocchi, Nello Ferretti, Eugenio Fava, Armando Grisendi, Gino Menozzi, Osvaldo Notari, Domenica Secchi che aspettava un bambino e Angelo Tanzi. I feriti furono 50.
Venerdì 28 luglio, come ogni anno, sono state commemorate le vittime dell’eccidio, nell’80° anniversario.
Dopo la deposizione di un mazzo di fiori davanti ai cancelli di via Agosti e di una corona alla lapide che ricorda l’eccidio e porta scolpiti i nomi dei martiri collocata ora su un muro del Tecnopolo (più visibile, accessibile e solido), nella sala conferenze del polo di ricerca che fu parte delle Officine, si sono svolti gli interventi del sindaco Luca Vecchi, vicepresidente della Provincia Elena Carletti e di Roberto Rinaldi, coordinatore Uil Modena e Reggio Emilia.
“E’ uno dei passaggi più significativi della storia della nostra città, che rientra, così come l’anniversario dei Martiri del 7 Luglio, nel calendario civile di Reggio Emilia, e non solo – ha detto il sindaco Luca Vecchi – C’era, quel giorno di 80 anni fa, la sensazione che la pace fosse finalmente vicina e si desiderava manifestare per questa pace. Questi lavori, nostri concittadini, trovarono invece la morte per mano di un governo monarchico, evidentemente ancora lontano dai valori di libertà e democrazia. Mancavano in realtà ancora 20 mesi alla fine della guerra: di mezzo doveva essere vissuto ancora il tempo del sacrificio duro e glorioso della Resistenza, la Liberazione e all’avvio del percorso democratico e costituzionale.
“E’ decisivo, per comprendere la nostra storia e alcuni valori portanti, mettere a fuoco quanto la vicenda dei Martiri delle Reggiane ci dice. La prima considerazione è la relazione tra la grande fabbrica e la comunità locale e nazionale. Una relazione attiva, di partecipazione incessante, di protagonismo democratico e dialettico, all’interno della fabbrica e dall’interno verso l’esterno, che neppure la dittatura fascista era riuscita a soffocare. La storia delle Reggiane, come quella di altre grandi fabbriche, non può prescindere dalla storia delle città e in questo senso le Reggiane sono state protagoniste della costruzione del carattere democratico di Reggio Emilia. Una partecipazione e una dialettica che richiedono impegno e anche mobilitazione, conflittualità sociale, senza i quali non ci sarebbe libertà. Democrazia e libertà non sono valori gratuiti.
“La seconda considerazione – ha proseguito il sindaco - è sulla fragilità che le istituzioni, anche quelle democratiche, possono incontrare nel loro cammino. Da qui la necessità di un impegno costante, a livello sociale e istituzionale, per la democrazia, la libertà e i diritti. La tragica vicenda del 28 Luglio 1943 è per questo un crocevia fondamentale della storia della nostra città e del del nostro Paese. Una terza considerazione infine è nel rapporto della città con la fabbrica. Reggio Emilia ha accompagnato la storia delle Reggiane, lo fece nel 1943, lo fece durante l’occupazione degli anni Cinquanta, in occasione dell’altra grande mobilitazione.
“Poi venne la dismissione della fabbrica e credo che, negli anni più recenti, la città abbia ancora una volta accompagnato la ‘sua’ grande fabbrica, perché ha saputo discutere e condividere il futuro di quest’area così ampia, cercando di conferirle di nuovo un senso, un significato, un valore nuovo e comune, senza dimenticare e cancellare la memoria di oltre cento anni di vita.
“Realizzare un parco tecnologico, di ricerca, formazione e lavoro in questo luogo – ha aggiunto il sindaco – porta con sè la volontà condivisa di collocare la modernizzazione e l’innovazione al centro della città, senza prescindere dal substrato storico, testimoniato fra l’altro dal segno architettonico della vocazione industriale, conservato nelle riqualificazioni dei diversi capannoni. A questo vanno uniti il lavoro di ricerca storica, il salvataggio dell’archivio storico delle Officine meccaniche Reggiane, sia quello tecnologico e progettuale, sia quello che riguarda le relazioni sindacali e aziendali e le persone, i volti e le storie di ciascun dipendente: ogni cittadino ancora oggi può consultate la cartella lavorativa di un congiunto che fu dipendente delle Reggiane. Anche questi sono elementi di partecipazione, di conoscenza, di recupero e conservazione di senso.
“E’ un percorso avviato, con risultati positivi. Ma servono ancora idee, partecipazione, impegno, lavoro – ha concluso il sindaco - Se vogliamo tenere viva quella memoria e quanto abbiamo recuperato in questi anni, abbiamo bisogno di tenere viva quella dialettica nel tempo contemporaneo, traducendola in riqualificazione, nel tenere le Reggiane dentro la città e in investimento nella ricerca, nello studio, nella memoria. In definitiva, un investimento valoriale sulle persone. Ne va della consapevolezza della nostra storia, ne va di un futuro che ci riguarda tutti”.
Il fatto del 1943
Il 28 luglio del 1943, a pochi giorni dalla caduta del regime fascista, nonostante l’entrata in vigore di norme molto restrittive sull’ordine pubblico, emanate dal governo Badoglio, che autorizzavano l’esercito e le forze dell’ordine anche a sparare contro ogni assembramento di manifestanti superiore alle tre persone, un corteo tentò di sfilare per le vie di Reggio Emilia chiedendo la fine della guerra, chiedendo semplicemente la pace. Durante la manifestazione, ai cancelli delle Officine meccaniche Reggiane in via Agosti, l’esercito, nel tentativo di interrompere la mobilitazione, aprì il fuoco sulla folla. Nove operai, tra cui una donna incinta, Domenica Secchi, rimasero uccisi.
I promotori della celebrazione
Comune e Provincia di Reggio Emilia, confederazioni sindacali Cgil, Cisl, Uil, associazioni partigiane Anpi, Alpi-Apc, Anppia, Istoreco, Comitato ex operai e impiegati delle Reggiane e Comitato democratico e costituzionale sono i promotori della commemorazione.
Ultimo aggiornamento: 29-02-2024, 12:51