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Questo pomeriggio, in apertura della seduta di Consiglio comunale in Sala del Tricolore, Robi Damelin, Portavoce di Parents Circle - Families Forum (Pcff - Forum delle famiglie vittime del conflitto israelo-palestinese) ha ricevuto dal presidente della Giuria del Premio per la pace “Giuseppe Dossetti”, un premio speciale, quale riconoscimento per l’attività svolta dall’associazione israelo-palestinese per favorire il dialogo e la riconciliazione tra i due popoli.

Così recita la motivazione, rivolta al Parents Circle: “Per il suo forte impegno nella promozione di una cultura di pace, di nonviolenza e riconciliazione”.

“La mia presenza qui oggi – ha detto Robi Damelin - è per me molto emozionante, più di quando ero al Consiglio di sicurezza (dell’Onu) e le persone che mi guardavano avevano già un’opinione prima che cominciassi a parlare. Sono emozionata anche per l’ospitalità che ho ricevuto e perché mi sono resa conto che questa è una città fatta di memoria, di ricordi. Stamattina ho parlato a circa 200 studenti e ho detto loro che per poter parlare di riconciliazione bisogna sempre dirsi la verità. In che modo il vostro essere pro Palestina o pro Israele ci può aiutare, in che modo questo può essere utile alla nostra vita, in che modo la vostra partecipazione a questa o quella manifestazione o lo sventolare una bandiera può aiutarci? Questo non risolverà il conflitto, ma vi aiuterà forse solo a farvi sentire un po’ meglio.
“Quello che vi chiedo perciò è: se non riuscite ad essere neutrali, se dovete per forza prendere un parte, vi chiedo allora di lasciarci stare. Perché l’unica cosa che stareste facendo sarebbe di importare il conflitto tra Israele e Palestina in Italia, andando a diffondere odio tra ebrei e musulmani.
“Perché le persone commettono questi atti, perché un uomo ha ucciso mio figlio? Solo un uomo palestinese ha preso la vita di mio figlio, non tutti i palestinesi, non la nazione palestinese. Ho scoperto poi che quest’uomo che aveva ucciso mio figlio aveva perso uno zio, era stato testimone della sua uccisione violenta; e nella seconda Intifada quest’uomo aveva perso altri due zii sempre per mano dell’esercito israeliano. Credo che abbia ucciso per vendetta. Ma vi posso dire che non esiste vendetta per un figlio che non c’è più. Ho iniziato poi a guardare ai giovani di Gaza e mi sono chiesta: come è possibile arrivare a quel punto, il punto in cui qualcuno ha deciso di togliere la vita a qualcun altro, quel 7 ottobre. Provate a mettervi nei panni di un ragazzo che vive a Gaza, dove c’è una guerra ogni due o tre anni, dove non c’è rifugio, protezione dalle bombe, dove si deve scappare con la propria madre, in un posto dove non c’è libertà, né speranza. Che tipo di adulto potrà diventare questo ragazzo?
“E pensiamo ai ragazzi che vivono nei Kibbutz vicino a Gaza. Pensavano di avere un rifugio sicuro, nonostante anche lì piovessero i razzi. Poi è arrivato quel 7 ottobre, che ha distrutto quel pensiero. Pensiamo a tutte quelle madri che fuggono da Gaza con i loro bambini, anche se non hanno un luogo in cui andare. Io ho un rifugio, casa mia. Ma posso dirvi che è drammatico sentire il rumore dei razzi che cadono vicino casa tua tutti i giorni, senza sapere quanto stia succedendo, soprattutto senza sapere ad esempio che fine abbia fatto la propria nipote, se sia ancora viva o no.
“Quindi vi chiedo semplicemente di osservare quel che succede, piuttosto che fingervi o ergervi a esperti del Medi Oriente, e tentare di capire l’umanità che esiste da entrambi i lati. E vi chiedo anche di aiutarci a chiedere a Israele e Palestina di porre fine al conflitto armato, a queste continue uccisioni; e forzarli a sedersi al tavolo del dialogo, perché questo è l’unico modo di sostenere entrambi i Paesi, senza andare a sventolare una bandiera. E vi chiedo infine di spingere per la restituzione degli ostaggi da entrambe le parti.
“Ringrazio personalmente il sindaco di Reggio Emilia – ha concluso Robi Damelin - Ho viaggiato per il mondo e, credetemi, ci sono individui che ti promettono di tutto. Invece il sindaco mi ha promesso che sarei venuta qui, ed eccomi qui oggi. Grazie!”.

Parents Circle

Il Parents Circle è una organizzazione congiunta israelo-palestinese di cui fanno parte circa 700 famiglie, che hanno perso un familiare stretto a causa del conflitto tra Israele e Palestina. L’organizzazione è impegnata in attività di contrasto ai discorsi d’odio, soprattutto nell’ambito educativo, e promuove dialogo, tolleranza e rispetto della dignità di tutte le vite, testimoniando in incontri pubblici e attraverso i media. Sue portavoci sono appunto Robi Damelin, in questi giorni a Reggio Emilia per una serie di incontri pubblici di testimonianza, e Laila AlSheikh.

Biografia

Robi Damelin, ortavoce del Parents Circle (Forum delle famiglie vittime del conflitto israelo-palestinese), è nata a Johannesburg, in Sudafrica, nel 1945. È immigrata in Israele nel 1967. Prima di allora si è impegnata nel movimento anti-apartheid. Nel marzo del 2002, il figlio della signora Damelin, David, viene ucciso da un cecchino mentre presta servizio militare come riserva. David aveva 28 anni e stava terminando un master in filosofia dell’educazione all’Università di Tel Aviv, nella convinzione che l’istruzione potesse fare la differenza in Israele. Dopo la morte di David, Robi sente il forte bisogno di fare qualcosa per impedire ad altri genitori di vivere il terribile dolore della perdita di un figlio a causa del conflitto. Chiude la sua società di pubbliche relazioni e si dedica interamente al Parents Circle-Families Forum (Forum delle Famiglie in Lutto).

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Ultimo aggiornamento: 12-04-2024, 12:07

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