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Descrizione

L'area del “Parco delle Caprette” ha una superficie di 28.000 mq ed era originariamente percorsa dal greto del Torrente Crostolo, che l'attraversava per tutta la lunghezza formando una grande ansa alla quale si accedeva tramite un'antica carrareccia (l'attuale via Monte Cisa), utilizzata da secoli dai birocciai per l'approvigionamento di sabbie, ghiaie e ciottoli di fiume. A partire dagli anni '50, molte famiglie provenienti dalle campagne si trasferirono in zona iniziandovi la costruzione di numerose abitazioni; negli stessi anni si costituì anche il Comitato di autogestione della via, che successivamente ebbe un ruolo decisivo nella nascita del parco. A metà degli anni '60 il processo insediativo poteva considerarsi ultimato con la presenza di un consolidato sistema abitativo che tuttavia era esposto alle piene del fiume. Al fine di ridurre tale rischio le autorità competenti, sollecitate dal Comitato, provvidero ad allontanare il corso d'acqua incanalandolo in un nuovo alveo direttamente incentrato sul ponte di San Pellegrino. La grande quantità di terra derivata dagli scavi venne utilizzata per colmare il vecchio greto dando così origine all'attuale parco. Il Comitato di autogestione accolse la proposta, per quegli anni innovativa, di introdurvi cavalli nani e caprette, che oggi costituiscono l’attrattiva principale del parco. L’area include diverse attrezzature ed arredi. 

L'alluvione del 1973

Nella notte tra l’8 e il 9 giugno 1973 una improvvisa alluvione investì l’area di via Monte Cisa, arrecando gravissimi danni e causando la morte di due residenti, Adelmo Foroni e Gina Germini. L’evento si verificò a causa di diversi fattori: piogge molto intense, la presenza di ponti provvisori che ostacolarono il deflusso, la grande quantità di detrito vegetale e di rifiuti, un’improvvisa onda di piena. In pochi minuti tutta l’area di via Monte Cisa fu sommersa: l’altezza dell’acqua superò in alcuni punti i quattro metri, formando un piccolo lago che si svuotò solo con il taglio dell’argine. I soccorsi scattarono tempestivi ma occorse lungo tempo per riportare la normalità, grazie anche ad una gara di solidarietà alla quale partecipò tutta la città. Dopo l'alluvione del 1973, le autorità competenti sollecitate dal Comitato provvidero ad allontanare il corso d'acqua, incanalandolo in un nuovo alveo direttamente incentrato sul ponte di San Pellegrino. La grande quantità di terra derivata dagli scavi venne utilizzata per colmare il vecchio greto dando così origine all'attuale parco. Il parco è stato realizzato con le caratteristiche tipiche delle aree verdi centro-europee prevedendo la creazione di un sistema diversificato con grandi macchie di alberi e cespugli intervallati da radure a prato. Peculiarità del parco è la presenza di alcune caprette tibetane, da cui trae il nome, libere di aggirarsi all’interno dell’area verde. Nel parco è presente il Parco della mente, un percorso di esercizi per il corpo e per la mente descritti in una serie di pannelli.

Elementi di interesse

  • spazi gioco bimbi
  • servizi igienici
  • illuminazione
  • spazi sport
  • connessione wifi
  • segnaletica
  • alberi di pregio, tutelati
  • arredi
  • iniziative sportive, culturali e sociali

Modalità di accesso

Via Monte Cisa, via Martiri della Bettola, Passeggiata del Crostolo

Indirizzo

Parco delle Caprette

Via Monte Cisa, - Reggio Emilia
42123 -

Contatti

Ultimo aggiornamento: 14-06-2024, 14:13